Arrivai a San Lorenzo
durante una mattina di Dicembre. Non saprei dire la ragione per cui vi andai,
ma da quando sono partito ho guidato verso un’unica direzione, come un automa
dalle pile sin troppo cariche. Era un pomeriggio sufficientemente caldo,
nonostante i preparativi per il Natale fossero ormai imminenti. Già, il Natale,
da anni lo vivevo sempre allo stesso modo: la vigilia dai parenti di mia
moglie, il venticinque dai miei genitori. Una vera e propria scocciatura,
soprattutto quando i miei cognati e mio suocero cominciavano i loro discorsi
serrati su caccia e arte della manovalanza.
Da quando io e Francesca
ci siamo lasciati la vigilia la trascorro con la mia famiglia, non che mi
diverta da strascicarmi al suolo, se non altro non sono costretto a sorbirmi
quelle odiose fanfaronate. Certo, vorrei trascorrerlo con mio figlio, ma come
dice Woody Allen, non hai conosciuto davvero una donna sin quando non ti
trascina in tribunale. Inoltre, più lenta della burocrazia italiana, penso esista
solo una lumaca zoppa.
Mentre riflettevo sugli
imminenti preparativi dinanzi a me comparve San Lorenzo, una cittadina costiera
che si stende come una coperta su un basso rilievo collinare. Alla mia destra
c’era il mare, talmente calmo da sembrare un infinito specchio. Abbassai il
finestrino per sentirne il profumo, che aveva invaso l’abitacolo. Il pensiero
volò all'ultima Estate: l’aria calda sul viso, la scoperta di nuove spiagge, le
serate con gli amici, le ore coi pedalò o la canoa. Ora l’Estate è un miraggio,
paglietta, occhiali stile Vasco e boxer giacciono nel ripostiglio, e per sei o
sette mesi non li utilizzerò. Non restano che i ricordi, i bei ricordi, che si
mescolano alla malinconia e ad una straordinaria voglia di libertà.
Nel frattempo, arrivo
al parcheggio non distante dal lungomare. Le barche ormeggiate mostrano i segni
delle tempeste e degli anni: chissà quante volte avranno affrontato il mare, e
quante volte saranno ritornate, magari con un carico di pesce nella stiva. Mi
perdo e gioco con la fantasia, come spesso e volentieri mi accade. In
lontananza noto alcuni pescatori allineati lungo la banchina, a qualche metro
di distanza l’uno dall'altro. Mani nelle tasche passeggio pensieroso per una
strada in pendenza, che mi allontana dalla piattaforma marina. Dopo pochi metri
mi ritrovo nella strada principale, dove due imponenti file di alberi
trasformano la via in una sinistra caverna vegetale. D’Estate questa via è
particolarmente affollata, questo pomeriggio, invece, su quella stessa strada
non c’è nessuno, ed una nuova inquietudine mi contagia come una febbre
stagionale.
Brano tratto da
"Short story", Sa Babbaiola Edizioni
Nessun commento:
Posta un commento