giovedì 8 novembre 2018

Staccate quella spina! Di Mauro Massa



La carrellata di oggetti scorreva in bella mostra senza volersi più arrestare. Prima il divano, di seguito la poltrona, il tavolo, l’antico armadio, il televisore trentadue pollici, il caro vecchio letto a due piazze. Tutto senza sosta, troppo veloce per la sua bile. Ariel Otillaf non avrebbe mai scordato quel giorno. Ripensava ai suoi errori, alle sue gravi sviste, quelle che lo avevano condannato, in maniera quasi inesorabile, ad una vita dal futuro indecifrabile.

Un rischio troppo grosso che non si doveva correre, scelte azzardate, persone a cui non avrebbe dovuto dare ascolto, ed eccolo, infine, il risultato.

“Sono un coglione, un fottutissimo coglione” continuava a ripetersi da qualche settimana.

Lo sportello del camion fu chiuso, ed i mobili scomparvero in pochi secondi. Rimase a guardare la casa ancora per qualche istante, quella che si era costruito da solo con tanta fatica, dopo anni di risparmi. Ricordava il giorno in cui andò ad abitarci per la prima volta, quando poté sentirsi finalmente appagato di se stesso. Era stata una soddisfazione immensa edificarla proprio come aveva immaginato, per filo e per segno. Non avrebbe potuto desiderare di meglio.

Adesso quella dimora che lo aveva ospitato per ben trent’anni si trovava circondata da un nastro adesivo, completamente sbarrata, con un cartello appeso alla porta d’ingresso che non aveva nemmeno il coraggio di leggere. Sapeva bene cosa c’era scritto. Probabilmente sarebbe rimasto ad osservarla dall’esterno ancora per molto, come una statua di marmo inchiodata sull'asfalto.

D’altronde non aveva la minima idea di cosa fare, o di dove andare. Aveva dovuto ipotecare perfino la macchina, un fuori strada di soli tre anni. Tuttavia non aveva di che rammaricarsi, perché non avrebbe potuto permettersi né la benzina né l’assicurazione.
Meditava di cercare un’altra mansione, qualcos'altro da fare, ma a cinquantasette anni non era certo facile trovare qualcuno interessato alle sue capacità, in uno stato come quello di Ailatistan.
Alcuni curriculum erano stati già inviati due settimane prima, appena il tribunale si era espresso. Ad ogni modo, ancora nessuna risposta.

Brano tratto da "Short story", Sa Babbaiola Edizioni

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