sabato 10 novembre 2018

Oltre la salita. Di Manuela Putzulu.



Ricordo che ci trovavamo in campagna, la giornata era splendente, luminosa, un sole quasi accecante e nemmeno una nuvola in cielo. Era appena arrivata la primavera, e con la mia famiglia eravamo andati a fare una scampagnata.

Io stavo seduto su un plaid nel prato, infatti, nonostante la bella giornata, c’era ancora la terra umida, accanto a me la mia sorellina Aurora e mio fratello maggiore Francesco. Dall'altra parte stavano i miei cugini quasi fratelli Alessio e Manuel, ridevamo divertiti nel guardare i nostri genitori giocare al salto della corda: due tenevano la corda e due saltavano o per lo meno ci provavano, forse sbagliavano per farci divertire, non so, ma di sicuro era un grande spasso per noi bambini.

Questo è l’ultimo ricordo felice della mia infanzia. Avevo circa dieci anni, Francesco dodici e la piccola Aurora appena cinque, ricordo che avevo sempre questo senso di protezione nei suoi confronti, la vedevo piccola, indifesa e fragile, ed ancora oggi è così nonostante siano passati ormai trent'anni. Nonostante sia diventata una donna, per me è e sempre resterà la mia piccola Aurorina.

Avevo una famiglia normale, mia madre casalinga, sempre indaffarata tra pulizie e fornelli, si dilettava sempre in biscotti che ci faceva mangiare a merenda, la ricordo sempre con il grembiule ed un fazzoletto in testa. Mio padre lavorava come benzinaio presso un distributore alla periferia della mia città, adoravo quando rientrava e ancora gli sentivo l’odore di benzina negli abiti e nelle mani. Concluse le sue ore di lavoro andava ad aiutare un suo amico in officina, e spesso aggiustava le automobili di parenti ed amici. Avere una famiglia con tre figli da mantenere non era semplice, era il mio mito, il mio super eroe, sapeva di dignità e protezione, con la sua forza e determinazione non ci faceva mancare niente.

Finché un giorno, ricordo mia madre e mio padre, visi cupi e voci basse, la porta della cucina socchiusa, io e Francesco in silenzio per non farci sentire, origliammo da dietro la porta. Entrambi parlavano a voce bassa ma riuscimmo ugualmente a sentire, il distributore dove lavorava mio padre stava affrontando una grande crisi e probabilmente nel giro di poco avrebbe chiuso. Vedevo mia madre piangere senza parlare, le scendevano solo le lacrime, si tolse il fazzoletto dalla testa. Mio padre  le prese le mani, gliele strinse e se le portò sopra il cuore, sembrava prometterle di risolvere il grande problema, era forte ed ero sicuro che ci avrebbe salvato da questo pericolo.

Brano tratto da "Short story", Sa Babbaiola Edizioni


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