giovedì 15 novembre 2018

Il segreto. Di Nina Busalla.


Come tutte le mattine, sono in cucina a preparare la colazione. Squilla il telefono. Mia figlia si precipita a rispondere pensando sia la sua amica. Solleva la cornetta, la sento dialogare, poi si rivolge a me dicendo: "Mamma, c'è zia Filomena al telefono, pare che non stia bene. Ha chiesto se puoi passare in mattinata a casa sua per una visita"

"Certo," rispondo, "passerò come al solito alle nove."
Zia Filomena, che vecchietta simpatica! era una delle mie pazienti più affezionate.
Quando mi trovavo nella sua casa, per la solita visita, mi chiedeva sempre della mia salute: "dottorè, mi non si ammali, altrimenti io come faccio?"

Mi guardava con quei suoi occhi nocciola che spuntavano furbi da un fazzoletto nero che le copriva la fronte. Era mia paziente ormai da vent’anni, tra noi si era instaurato un rapporto affettivo che non trascendeva mai dalla sua innata riservatezza e da quella riverenza che le persone anziane hanno verso il  proprio medico curante.

Aveva ormai ottant’anni, era piccola di statura, di corporatura esile, una fragilità che contrastava con la sicurezza del suo sguardo penetrante, come se a lei non si potesse nascondere nulla. Parlava con la voce tremolante tipica di chi è affetto da parchinsonismo, gesticolando per apparire più sicura. Aveva perso tutti i denti dopo l'ultimo parto; i figli, appena avevano iniziato a lavorare, le avevano regalato una dentiera mobile, ma lei la metteva solamente per andare in chiesa e per le feste assieme all'abito buono ed alle scarpe di vernice con un piccolo di tacco.

Quando andavo a trovarla si metteva la dentiera, lo faceva per rispetto nei miei confronti, dunque la riponeva nel suo contenitore quando le  visitavo la gola. Viveva da sola, dai figli non voleva andare ad abitare, nonostante tutti glielo proponessero. Pretendeva però che, a turno, i nipoti andassero la notte a dormire da lei, perché, diceva: "la notte è lunga, e le cose capitano sempre alle prime ore del mattino."

Anche suo marito era morto.

Brano tratto da "Short story", Sa Babbaiola Edizioni

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